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1 maggio, Meritocrazia Italia: “Il lavoro nell’era dell’Ia dovrà essere riscritto”

di Redazione Ilquotidianodinapoli.it
02/05/2025
in Politica, Primo Piano
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1 maggio, Meritocrazia Italia: “Il lavoro nell’era dell’Ia dovrà essere riscritto”

“Non è solo una festa ma l’emblema della emancipazione, si diventa lavoratori per propensione e per sacrifici. La formazione rappresenta il pilastro fondamentale della costruzione di un lavoratore ma ciò si interseca in un piano più ampio di visione dello sviluppo lavorativo nazionale e mondiale. Oggi formare un lavoratore potrebbe apparire anche inutile se non dovesse considerarsi l’impatto sempre più ampio della Ia nella nostra vita anche laboriosa”. Così in una nota Meritocrazia Italia, che ricorda come “già da anni ha richiesto un’attenzione particolare su questo tema, con una figura commissariale nominata dal Governo, capace di anticipare le criticità adottando anche criteri essenziali di prevenzione. Ad esempio sarebbe opportuno porre l’obbligo del 60% di occupazione umana in ogni settore produttivo evitando quindi che si possa verificare una robotizzazione totalizzante dei processi industriali, commerciali e professionali”.

“Il 1° maggio quindi non è solo una data sul calendario: è il giorno della visione e della riflessione in cui celebriamo chi, ogni mattina, si alza per costruire il futuro del Paese – afferma – Dal Congresso della Seconda Internazionale del 1889 fino alla prima celebrazione italiana nel 1891, passando per la soppressione fascista e la rinascita democratica del 1945, il Primo Maggio ha sempre avuto un significato chiaro: il lavoro è dignità, libertà, partecipazione, e’ soprattutto ruolo sociale, evitando che si possa creare la desocializzazione”.”Oggi, mentre cortei, eventi e il tradizionale “Concertone” di Roma riempiono le piazze, il senso più profondo di questa giornata resta immutato: ricordare chi ha lottato e rilanciare l’impegno di tutti per un lavoro più giusto e sicuro – continua Meritocrazia Italia – ‘L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro’. Non è solo il primo articolo della Costituzione: è la promessa su cui Meritocrazia Italia vuole continuare a costruire il futuro. In un Paese che, dopo anni difficili, mostra segnali di ripresa, con un tasso di occupazione al 62,3%, il più alto degli ultimi vent’anni, il lavoro rimane il vero termometro della nostra democrazia economica”.”Ma dietro i numeri si nascondono ancora troppe ombre: giovani, donne, over 50 esclusi o penalizzati. Meritocrazia Italia guarda a un futuro in cui il progresso si costruisce non spremendo risorse umane, bensì investendo nel loro valore. Questo significa: garantire che la Ia non crei un mondo senza lavoratori, obbligare alla sicurezza sui luoghi di lavoro, rendere effettivo il diritto alla formazione continua, premiare il merito e il talento, difendere sempre la dignità personale, ⁠creare capitali dei lavoratori in contesti societari”.”Senza questi pilastri non c’è progresso possibile. Il lavoro non è solo mezzo di sostentamento: è il fondamento della libertà, della partecipazione, della crescita collettiva. Anche il welfare va ripensato: chi riceve sostegno pubblico deve essere aiutato a restituire valore alla comunità, attraverso attività utili e retribuite come la manutenzione urbana, la cura dei quartieri, il supporto ai territori. Un Paese civile si misura da qui: dalla capacità di non lasciare nessuno indietro e di chiamare tutti a una responsabilità comune”, sottolinea MI.A tal fine, Meritocrazia Italia propone: formazione continua come diritto universale: ogni lavoratore deve poter contare su un “conto formativo individuale”, da usare lungo tutta la carriera. Le imprese che investono nella crescita delle competenze devono essere premiate con incentivi fiscali. La formazione non può essere un privilegio: deve diventare un diritto di cittadinanza. Poi, politiche attive per certificare e valorizzare le competenze: i centri per l’impiego vanno profondamente riformati, basandoli su piattaforme digitali pubbliche evolute e sull’uso etico dell’intelligenza artificiale, per favorire un incontro rapido e mirato tra domanda e offerta di lavoro. Al centro, oltre ai percorsi di orientamento personalizzato bisogna certificare le competenze per dare a ciascuno la possibilità di crescere anche a livello reddituale non solo in formazione”.Quindi, welfare del lavoro e benessere organizzativo: servono premialità vere per le imprese che certificano buone pratiche di conciliazione vita-lavoro e attenzione al benessere dei dipendenti. Perché produttività e sostenibilità sociale devono andare di pari passo. “Il Primo Maggio non è una ricorrenza da ricordare una volta all’anno. È una promessa da rinnovare la società ogni giorno evitando ed impedendo di lasciare qualcuno indietro. Perché un’Italia più giusta, più forte, più inclusiva nasce solo dal pieno rispetto del diritto al lavoro sicuro, libero e dignitoso. Ai lavoratori e alle lavoratrici d’Italia va il nostro omaggio più sincero”, conclude la nota.

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